BARTLEBY, LO SCRIVANO

di Herman Melville
interpretazione e regia Enzo Salomone

Recital tratto da un romanzo breve

Chi è realmente questo enigmatico scrivano che Melville, nella New York del 1853, contrappone ad un valente avvocato che ha avuto la disavventura di accoglierlo nel suo studio al n.*** di Wall Street? Dopo un primo periodo di probo lavoro, lo scrivano si permette di rifiutare progressivamente qualsiasi attività con la sconcertante, ossessiva e tuttavia gentile espressione: “Preferirei di no”. Eppure l’avvocato non è il rappresentante di un potere autocratico e cieco. È religioso, anglicano, pieno di scrupoli umani, gentile, permissivo, inclusivo. Chi è Bartleby, un anarchico, un marxista, un rivoluzionario? Un nonviolento alla Thoreau? O è solo un autistico adulto? Un Giobbe del XIX secolo? Oppure è il risultato di una errata alimentazione alternativa? Mangia solo focaccine allo zenzero. Oppure è Melville stesso in crisi d’identità? L’opposizione intransigente di Bartleby mi ricordai tanti esperimenti di ribellione del secolo scorso al “lavoro alienato”.
Propongo il racconto di Melville come una sequenza narrativo-musicale, dove la voce adegua ai tempi dell’ascolto il plot letterario destinato alla lettura, innestandola nelle sonorità di una scelta di musiche registrate.