IL CIELO STELLATO

foto-cesare-abbate-1Il cielo stellato
omaggio ad Immanuel Kant (1724 – 1804)

di Amedeo Messina
costumi di Annamaria Morelli
ambientazione e regia di Renato Carpentieri
con Renato Carpentieri

Un servo astuto e chiacchierone racconta la vita metodica e rigorosa del suo padrone, sulle cui passeggiate venivano regolati gli orologi degli abitanti della cittadina di Königsberg. È Lampe, intelligente e sveglio maggiordomo del filosofo Immanuel Kant ormai ottantenne che, adirato con il suo servo, lo licenzia dopo venticinque anni di fedele servizio. Sarà attraverso lo stesso Lampe, che si troverà costretto a recitare la parte del suo padrone, che Carpentieri ripercorrerà le tappe salienti della biografia e dell’opera del filosofo. L’identificazione Lampe-Kant si carica di un particolare valore simbolico e psicoanalitico: il filosofo, strenuo assertore della ricerca della verità e dei valori di pace, si confonde con l’uomo comune, si rimescola nelle sue ambiguità e nel suo cedimento momentaneo alla menzogna.

Abbiamo l’opportunità di conoscere il filosofo al di fuori dei suoi libri, dentro una gloriosa tradizione che consegna agli amanti del sapere l’immediatezza quotidiana del formarsi del pensiero in casa propria. Consuetudine inaugurata da Socrate nel Fedone e proseguita, per esempio, da Agostino, da Cartesio e nel Sogno di D’Alembert, ma caduta poi in disuso. Forse per darci l’immagine stereotipa del filosofo severo, arcigno e sempre sulle nuvole, così come Aristofane lo mise in scena.
Il teatro è il luogo dei dialoghi impossibili e pertanto è autorizzato a immaginare una critica della ragion domestica, proponendo al pubblico la semplicissima esistenza del filosofo col quale maggiormente è in debito l’attuale coscienza occidentale. A duecento anni dalla morte, il suo pensiero non ha smesso d’illuminarci.
(Amedeo Messina)