GIRO DI VITE

10670147_1630327567193978_5871145396174572362_nGiro di vite

da Henry James
di Luca De Bei
con Margherita Di Rauso

L’idea di costruire un adattamento teatrale di Giro di vite in forma di monologo, nasce dalla personale convinzione che questa sia la struttura drammaturgica più adatta per restituire l’ambiguità che aleggia attorno alla protagonista femminile del racconto di James. Attraverso il monologo, ciò che accade a questa donna senza nome (la protagonista è infatti l’unico personaggio della storia di cui non conosciamo le generalità) oscilla costantemente tra la verità oggettiva e la fantasia, alimentando il dubbio, lo stupore, lo smarrimento. È solo lei del resto che descrive il mondo in cui si muove, lei che lo costruisce, lo analizza, lo scompone, e lo ricompone infine per dare un senso alla propria esperienza. James stesso, del resto, non prende mai una posizione netta: a volte sembra volerci far credere che tutto ciò che accade sia reale, a volte sembra darci gli elementi per dichiarare come invece tutto sia frutto solo di una mente eccitata, se non addirittura isterica. Ed è proprio questa ambiguità, questo alternarsi di informazioni, la linfa vitale della storia, linfa che ho voluto assolutamente mantenere nella trasposizione teatrale.
A partire dalla scrittura, per arrivare poi alla messa in scena, ho scelto di raccontare questa splendida “storia di fantasmi” con un ritmo avvolgente, concentrico. Quasi una “danza” inesorabile che, con velocità via via crescente, prende per mano gli spettatori e li trascina in un gorgo, in una strada senza ritorno verso l’orrore.
Mi affiderò al potere evocativo della straordinaria parola di James, e alla recitazione incisiva e piena di echi e rimandi di Margherita Di Rauso per scandagliare fino in fondo un’anima tormentata, appassionata, tragicamente fragile, ma soprattutto emozionante.
Una figura modernissima, dedita con caparbietà e coraggio alla ricerca della verità e alla comprensione profonda dell’esistenza. Una donna che, aprendoci senza riserva la propria anima, ci parla in fondo di un disperato bisogno d’amore e ci rivela come, pur di ottenerlo, sia disposta ad affrontare ciò che di più spaventoso v’è nell’animo umano.